Adriano De Zan

«Ho fatto malamente il ciclista per essere inattaccabile davanti al microfono. E con quello strumento tra le mani, mi sono divertito un mondo.»

(Gentili signore e signori, buongiorno, Adriano De Zan)

Foto di gruppo dei giornalisti sportivi Rai al Giro d'Italia 1967. De Zan è l'ultimo a destra. Gli altri sono Adone Carapezzi, Enrico Ameri, Nando Martellini, Sandro Ciotti, Sergio Zavoli e il capo spedizione Nino Greco.

Adriano De Zan, all'anagrafe Adriano Antonio Carlo Dezan (Roma, 20 maggio 1932 – Milano, 24 agosto 2001), è stato un giornalista, telecronista sportivo e conduttore televisivo italiano.

Biografia

Figlio di artisti, attori e cantanti di operetta, il veneziano Enrico Dezan e la napoletana Maria Mascagno, trascorre l'infanzia spostandosi da un luogo all'altro. Nato a Roma, viene battezzato a Palermo, poi vive a Bologna, poi si sposta con la famiglia a Montecatini Terme, e infine approda adolescente a Milano. Terminato il liceo scientifico, si iscrive alla Bocconi, Economia.[1]

Carriera

Durante il primo anno di facoltà nel 1953 incontra a Torino, durante un'esibizione del padre a teatro, il telecronista Carlo Bacarelli, che gli propone l'entrata nella neonata Rai. De Zan accetta e intraprende la carriera di telecronista di ciclismo nel 1954, accompagnato da Nicolò Carosio, nell'edizione di quell'anno della Milano-Sanremo.

Dotato di grandissima esperienza, conoscenza della storia del ciclismo e senso del ritmo, riusciva spesso ad accompagnare le tappe, nei momenti di minor interesse, con aneddoti suggestivi. Impareggiabili le conduzioni accanto a Davide Cassani negli ultimi anni di attività.

Tra i momenti più toccanti delle sue telecronache le vittorie di tappa di Marco Pantani al Tour de France e la sfortunata tappa del 1995, sempre al Tour, in cui perse tragicamente la vita Fabio Casartelli. In quest'ultima occasione, vinto dallo sconforto e con la voce rotta dal pianto, dovette lasciare il microfono all'allora commentatore tecnico Vittorio Adorni. Dopo la sua scomparsa, Mario Cipollini, per onorarne la memoria, corse e vinse una tappa del Giro d'Italia con una sua foto posta tra la propria testa e il caschetto.[2] Caratteristico era inoltre l'incipit di ogni sua telecronaca:

«Gentili signore e signori, buongiorno...»

De Zan (al centro) intervista Gianni Bugno al Giro del Lazio del 1992

Le principali conduzioni:

Ultimi anni

Dal 1993 al 1997 il Giro d'Italia viene trasmesso dalle reti Mediaset, e le telecronache sono curate dal figlio Davide, anche lui telecronista e giornalista sportivo.

Nel 2000 De Zan esce dalla Rai, diventandone collaboratore esterno, sostituito nella conduzione delle telecronache prima da Auro Bulbarelli e in seguito da Francesco Pancani.

Malato di leucemia, muore al policlinico di Milano, nel 2001.[3] Il funerale viene celebrato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio. Il corpo viene tumulato in un colombaro del cimitero di Lambrate, assieme alle ceneri dei genitori.[4]

Opere

  • Adriano De Zan e Pier Augusto Stagi, Gentili signore e signori, buongiorno, Baldini Castoldi Dalai Editore, 1999.

Note

  1. ^ Gabriella Mancini e Claudio Gregori, Addio a De Zan, voce del ciclismo, in La Gazzetta dello Sport, 25 agosto 2001.
  2. ^ Come raccontare il ciclismo senza far rimpiangere Adriano De Zan, in SportWeek, La Gazzetta dello Sport, 7 settembre 2002.
  3. ^ Angelo Zomegnan e Gabriella Mancini, De Zan, addio da campione, in La Gazzetta dello Sport, 28 agosto 2001.
  4. ^ Comune di Milano, applicazione di ricerca defunti "Not 2 4get".

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